LO ZOCCOLO MARMOREO DELLE PARETI
IL MODELLO DECORATIVO (PERMANENTE WORK IN PROGRESS)
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Aula Ecclesiale vista dall'Antipresbiterio. Sfondo: Controfacciata, Sezione di pertinenza della Navata Maggiore. Al centro: Vano d'Ingresso Principale. Sugli Stipiti, non visibili in figura, il complesso delle prime quattro lesene [001.D.S e 002.D.S] del Circuito Esterno. Sulla seconda coppia [002.S e 002.S] verte l'approfondimento svolto nel presente Capitolo del sito.
LO STUDIO DIGITALE DELLE TIPOLOGIE (PERMANENTE WORK IN PROGRESS)
Prima di entrare nel merito del repertorio tipologico usato per comporre i testi musivi che si frappongono alla lastratura marmorea delle pareti, sarà opportuno precisare gli strumenti e le modalità di espletamento dello studio e della riscrittura digitale di ciascuna tipologia. Poiché soggetto dei testi è, rigorosamente e inderogabilmente, un motivo geometrico, è nell'ambito della matematica che si esplica la parte più consistente e originale della ricerca. La coppia di figure che segue, relativa al duplice inserto delle simmetriche lesene 002.D e 002.S degli stipiti del Vano d'Ingresso Principale, mostra una fase evoluta di studio, quotabile, che precede e prepara, inderogabilmente, l'esecuzione del ridisegno digitale della tipologia. È da questa ipotesi di determinazione proporzionale e di quotatura delle parti, dunque, che si sviluppa la ricostruzione della tipologia.
Avvertenze
1. Gli orientamenti destra e sinistra sono quelli di chi volge lo sguardo al Pantocratore e la schiena alla Porta d'Ingresso. 2. Il termine Modulo, nel contesto del presente studio, ha il significato di unità tipologica riadattata all'aggregazione mono o biassiale. 3. Codice A e Codice B sono i termini con cui indichiamo le due componenti di redazione del testo figurativo di una qualsiasi tipologia a motivi geometrici. Il primo consiste di tasselli di varie forme geometriche, aggregabili con semplici e serrati, reciproci, accostamenti. Il secondo consente la costruzione di trame lineari, che innervano la stesura musiva del piano di applicazione. Gli elementi di cui si compone sono listelli aggregati spessore contro spessore. Le misure, tranne diverso avviso, sono espresse in cm.
Stipiti del Vano d'Ingresso Principale in Basilica. Studi relativi al Modulo, delle simmetriche lesene 002.D e 002.S.
Confronto dei Moduli in versione digitale.
Stipiti del Vano d'Ingresso Principale in Basilica - Lesena 002.D. Schemi di lettura della struttura geometrica di supporto alla redazione del testo figurativo.
Stipiti del Vano d'Ingresso Principale in Basilica - Lesena 002.S. Schemi di lettura della struttura geometrica di supporto alla redazione del testo figurativo.
Soggetto della presente sezione, Pareti, è il complesso delle fasce verticali, dette lesene, redatte in mosaico a motivi geometrici, frapposte alla lastratura marmorea dello zoccolo parietale. Per consistenza numerica e varietà tipologica, il complesso rappresenta l'applicazione più interessante dell'opus sectile a motivi geometrici del Duomo di Monreale.
La terna di figure mostra il progressivo complicarsi della compagine modulare, mano a mano che si va determinando la morfologia del dispositivo iconografico.
Tipologia in formato a zolla - Modulo Monoassiale, idoneo all'aggregazione longitudinale - Modulo Biassiale, idoneo all'aggregazione longitudinale e trasversale. Il Modulo Biassiale recupera, dunque, la perfetta attitudine d'estensione nelle varie direzioni del piano, che ricopre in modo compatto e continuo. Doppia, perfetta simmetria dei distretti cartesiani del dispositivo.
Dalla fase più evoluta di studio di una tipologia deriva l'opportunità di determinare la terna di configurazioni standard associabili a ciascuna. In ordine di complessità figurativa e di cronologia evolutiva degli stadi di elaborazione, avremo, rispettivamente, la Tipologia, il Modulo Monoassiale, il Modulo Biassiale. Il Modulo Monoassiale, in particolare, ha l'attitudine di comporre, per via di aggregazioni lineari consecutive, le strisce degli inserti in mosaico intercalate alla lastratura marmorea delle pareti. Raramente, nell'ambito delle opere della Basilica, accade d'imbattersi in applicazioni biassiali di significativa estensione. Proponendo esempi di simulazioni bidimensionali, si esplicita il punto di vista di una normalità compositiva, sfruttata o meno, di manifestazione ed impiego dei tre modi d'essere di una tipologia.
Specialmente se svolto in funzione della sua riscrittura digitale, lo studio di una qualsiasi tipologia implica la definizione di un generico, ma non casuale, tracciato lineare, ancorato alle principali figure della geometria, di valore operativo in quanto guida alla scrittura iconografica del testo e alla posa della minuta tassellatura. In fase di effettiva realizzazione delle opere, la funzione è assunta dal cosiddetto cartone che, nel caso specifico delle opere di cui ci occupiamo, è un foglio stretto e lungo, con la rappresentazione integrale, veloce e variamente approssimata, della faccia tergale della striscia musiva.
Modulo e Tipologia non sono, per quanto detto, termini equivalenti e intercambiabili. Il Modulo è un adattamento della Tipologia, volto a renderla idonea all'aggregazione in una o più direzioni del piano figurativo. La sequenza di figure in basso costituisce un esempio di quanto appena enunciato.
Nelle lesene ad inserti geometrici, a sviluppo monoassiale, la struttura compositiva di un modulo si basa sull'applicazione della doppia simmetria, orizzontale e verticale. La metà destra di un qualsiasi modulo è, pertanto, in rapporto di simmetria con la sinistra, e la metà superiore lo è con l'inferiore. Definita la tipologia e convertita in formulazione aggregabile, essa si ripete, identicamente, per un numero di volte sufficiente a coprire l'intera lunghezza dell'alveo. Accade, quindi, che una parte della lesena, all'incirca un terzo della sua lunghezza, per essere in condizione di ottimale esposizione, si mostri nitidamente all'occhio dell'osservatore; un altro terzo è in posizione intermedia e, infine, l'ultimo è in posizione sommitale. La distanza dal punto di osservazione, quindi, in questo caso, cresce tanto da rendere pressoché invisibili le eventuali grossolanità esecutive, che spesso caratterizzano i moduli di quel terzo terminale della lesena. La tentazione di approfittare dell'approssimativa visibilità può indurre le più disinvolte e meno oneste maestranze ad alterare, impunemente, la qualità esecutiva del testo.
Una tipologia non è una struttura compositiva statica, congelata nelle sue caratterizzanti articolazioni morfologiche e dimensionali. Al contrario, costituisce un dispositivo dinamico, che esprime una quantità pressoché inesauribile di possibili determinazioni applicative, ciascuna delle quali coglie e valorizza questo o quell'altro aspetto della compagine iconografica e figurativa. Deriva da tale circostanza la condizione d'irresolutezza, d'immobilità operativa di fronte all'affollato ventaglio di soluzioni, tutte opinabili, tutte plausibili. Il quartetto di figure in alto focalizza, ad esempio, due tra i tanti potenziali fattori suscettibili di determinare rimaneggiamenti dell'assetto e della gerarchica dei vari componenti del modulo. Lo spessore delle tracce e l'ampiezza del canale di fluenza del mosaico sono due variabili da cui dipende il senso di corposità o gracilità del testo; l'uguaglianza formale e dimensionale dei tre rombi incastonati sull'asse intermodulare è un'altra variabile che può o non avere interessato la sensibilità estetica, o semplicemente razionale, dell'autore, la sua avversione alla mutabilità estemporanea delle frasi o del lessico.
La forma del calice capovolto o della scranna del Savonarola. Alle tipologie abbiamo spesso
Conversione di una tipologia dall'aggregabilità biassiale a quella monoassiale. L'ordine di successione delle due figure, dall'aggregabilità biassiale a quella monoassiale, pone l'accento sull'aspetto relativo alle tre possibili declinazioni standard di una qualsiasi struttura tipologica. In un ipotetico catalogo di raccolta di configurazioni a motivi geometrici, se si fossero voluti mostrare nella versione aggregativa più generica e, pertanto, più adatta a differenti esigenze applicative, avremmo avuto sequenze di schemi biassiali, in quanto contengono in nuce le tre varietà di formulazione, una in atto, due in potenza.
Studio delle tracce. Focalizzare l'attenzione sulle tracce equivale a focalizzarla sulla componente in Codice B del testo, di cui le figure 3 e 4 rappresentano estrapolazioni identificative di ciascuna traccia.
Escursioni di lunghezza. Può interessare gli articoli di studio di una tipologia l'esplorazione delle sue attitudini all'allungamento del passo modulare, senza che ciò determini alterazioni del blocco figurativo della stella a otto punte. La variazione, attuata in questo caso operando sulla struttura figurativa del dispositivo intermodulare, recepisce esigenze di ricerca di una molteplicità intera di moduli dell'inserto, in rapporto alla lunghezza dell'alveo.
Simulazione biassiale applicata alla versione a passo modulare minimo.
IL CODICE A
FOCUS SULLA SERIE L=17,918868
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